domenica 14 settembre 2008

Cosa possiamo fare noi?


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(Sui giornali)
La Repubblica
La tratta dei cani business milionario che viene dall' Est - 3 gen 08
Rispondiamo a un annuncio e dopo tre ore arriva già la e-mail con prezzi e razze è boom di questi cuccioli nei regali di Natale. La criminalità organizzata gestisce il traffico. Vengono dall' Ungheria, dalla Romania o dalla Serbia e recapitati a casa.

Hugo e Sisi spuntano dal portabagagli della Peugeot 307 station wagon spauriti e tremanti. Una volta fuori dalla cesta, cercano il calore tra i seni della ragazza che ha scelto di prendersene cura. Si rintanano nella sua sciarpa di lana, le leccano le dita e gliele mordono, affamati. Poi chiudono i loro grandi occhi neri e si lasciano cullare. I due cuccioli hanno appena due mesi di vita e hanno viaggiato per tutta la notte. Dodici ore di strada da Lucenec, una cittadina di confine in Ungheria. E ora sono a Milano: il parcheggio di una concessionaria di auto, vicino alla vecchia Fiera, è il luogo scelto per l' appuntamento con Miro, trafficante slovacco di cani. Lui e sua moglie, Susanne, hanno messo in piedi un bel business. Vendono i cagnolini a prezzi ragionevoli - 200-300 euro - e li consegnano a domicilio anche nel più piccolo paese del Nord Italia. In questi giorni lavorano molto: regalare un Chihuahua o un Terrier per Natale o la Befana è un' ottima idea regalo per nipotini, fidanzate o anziani soli. In Ungheria, Slovacchia e Romania costano la metà del prezzo italiano - ma anche venti volte meno - e te li consegnano a domicilio. Chi li acquista alimenta una tratta - gestita, si sospetta, dalla criminalità organizzata - che costringe i cuccioli a viaggiare stipati al freddo in un Tir, senza acqua e con quasi nulla da mangiare, esposti a parassiti e malattie infettive. E non sempre è un affare. «Molti veterinari ci hanno segnalato che portano patologie e tare genetiche scomparse in Italia da anni», assicura Maria Rosaria Esposito, responsabile del Nirda, il nucleo del Corpo forestale che si occupa della protezione degli animali. Per farli sembrare sani, i contrabbandieri di cagnolini li imbottiscono di farmaci o di cortisone. Ma i piccoli dopo pochi giorni, spesso, muoiono. Di cimurro o di gastroenterite. Il business è fiorente da anni e associazioni come Gaia non fanno altro che denunciarlo, scoraggiando in tutti i modi l' acquisto sia dagli importatori abusivi che dai negozi e dalle fiere spingendo, al contrario, per l' adozione di cani abbandonati nei canili. La novità, ora, è che i cuccioli illegali si possono acquistare comodamente su Internet: le loro foto o le loro descrizioni intenerite sono confuse tra le migliaia di offerte di animali domestici di cui abbondano i mercatini virtuali. Noi rispondiamo a un annuncio che propone, in un italiano improbabile, un «bussiness-affaristico»: «Vendesi cuccioli di bene razza da importazione! MODICO costo! Consegna alla mio spese in nord italia! Capisco inglese!». Contattiamo «suzanne23» e dopo tre ore già ci arriva il primo messaggio di posta elettronica: «Si, cuccioli sono disponibili! interesse? mandami mail o scrivi sms». Prenotiamo dei pinscher. «Sono disponibili 2 mesi, prima vaccinati, sverminati, con microchip e eu pasaport! colore nero-fulvo! prezzo per 4 cuccioli 1200 euro incl. consegna a tuo indirizzi!». C' è un numero di telefono, chiamiamo e trattiamo sul prezzo: ogni cane ci costa 300 euro ma con mille euro ne portiamo a casa quattro. A noi ne bastano due, un maschio e una femmina. Noi diciamo 500 lui dice 600. Ad ogni modo, conviene: i pinsher costano, vanno di moda - sono «cani da borsetta, tea-cup pup» come quelli esibiti da Paris Hilton - e se normalmente vengono venduti a 550-600 euro l' uno, in alcuni casi possono arrivare fino a 1.400 euro. L' appuntamento iniziale è in via Mosè Bianchi. Ma, all' ultimo momento, i venditori decidono di cambiare: «I' m in Milan on viale Teodorico, it' s possible for you to come here?». Ok. Arrivati nel luogo concordato, Miro e il suo socio fanno un giro di perlustrazione per verificare che non ci sia polizia in giro. Le Guardie forestali e la Finanza da un po' di tempo danno la caccia ai mercanti di cuccioli. Meglio non rischiare. «Diteci con quale macchina arrivate e appena vedete la nostra Peugeot fate una segnalazione con i lampeggianti», si raccomandano. Ecco Miro, è un uomo sulla trentina alto un metro e novanta, è accompagnato da un ragazzo più giovane che resta in macchina. Assicura che i suoi cani sono in regola. E mostra il passaporto rilasciato dalle autorità slovacche, valido per l' Unione europea, con il timbro dell' ultima vaccinazione. Un codice a barre identifica il cane: corrisponde al microchip iniettato nella pelle del cane. Falsificare i documenti, però, è un gioco abbastanza semplice. Quando chiediamo la ricevuta, del resto, la risposta è un sorriso di sorpresa: ma quale scontrino, solo contanti sulla fiducia. E sul prezzo si arriva a un compromesso: 550 euro. Entrare in Italia, spiega Miro, è stato facilissimo. Nessun controllo alle frontiere, e poi «da ieri anche la Slovacchia è in area Schengen». Non che prima ci fossero problemi: «Finora non siamo mai stati fermati». Clienti in Italia ne hanno parecchi, Miro e Susanne. La loro area è il NordEst e la Lombardia. Hanno già consegnato a Sesto San Giovanni, Pero, Pordenone, Trento. Tra i clienti, rivela, c' è anche una coppia di Monfalcone, lei friulana, lui siciliano. «Comprano i cani da noi e poi li rivendono come se fossero italiani. Ma non capisco come facciano». Si fa, si fa... e lo fanno in molti. «Ormai l' 80 per cento dei negozi di animali vendono cani di questa provenienza - assicura Ermanno Giudici, presidente della sezione milanese dell' Enpa, l' Ente nazionale di protezione animali - solo che molti non lo dicono. E così bulldog inglesi comprati a 70-80 euro vengono rivenduti a 1.500-2.000 euro. Sono così alti i margini di guadagno che molti trafficanti di animali esotici si sono riconvertiti nel mercato dei cagnolini, che dà anche meno nell' occhio». Questo spiega perché, ogni anno, migliaia di cuccioli «clandestini» arrivano in Italia: dal Brennero, da Tarvisio, da Trieste o da valichi minori come quello di Prosecco, vicino a Gorizia. I loro passeurs vendono poi la merce ai negozianti o, furtivamente, ai caselli autostradali - a Fiano Romano, per esempio - durante soste brevissime, proponendo le cucciolate agli automobilisti. I numeri della tratta sono impressionanti: «Basti pensare che nel 2004, l' ultimo anno in cui si eseguivano i controlli, dalla dogana di Sant' Andrea di Gorizia sono passati, tra cani e gatti, 500mila cuccioli», assicura Esposito. Molti, certo, sono animali che i turisti portano con sé per compagnia. Tanti altri finiscono nelle fiere o nei negozi per animali. Almeno trentamila all' anno, ha calcolato la Lav nel suo ultimo rapporto sulle ecomafie in Italia. Tra questi anche Hugo e Sisi, i nostri piccoli clandestini a quattro zampe. Li facciamo visitare da un veterinario, Roberto Loschiavo: «Sembrano sani - ci dice - ma potrebbero avere malattie in incubazione: la rabbia in quei paesi è ancora diffusa». E poi sono stati sottratti troppo presto alla loro madre e vaccinati in anticipo rispetto a quel che si dovrebbe. Anche per questo sono illegali: la legge vieta in tutta l' Unione l' esportazione di animali che abbiano meno di tre settimane e ventun giorni di vita. Ma se si anticipano i tempi, per Stefano Apuzzo, presidente di Gaia, una ragione c' è: «Gli allevamenti sono vere e proprie catene di montaggio: fanno figliare i cani a ritmo continuo e piazzano le cucciolate senza alcuna selezione. Così, i cani arrivano in Italia con tare genetiche e mille patologie. E finiscono puntualmente nei migliori negozi d' animali». Secondo Apuzzo, il maggior canale di diffusione dei cuccioli importati sono le fiere. «Per questo è stato un successo, per noi, riuscire a far vietare le esposizioni in comuni come Rozzano, Gorgonzola e Opera», continua Apuzzo. Altre fiere, come quella di Assago o di Cantù, erano state scelte come canale di vendita dei cuccioli importati in un' inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Bologna, che ha portato al fermo di ventidue persone, tra le quali anche veterinari: erano loro, secondo la Procura, a fornire ai criminali la documentazione falsa per «regolarizzare» i cani importati. Se anche per Hugo e Sisi siano state fatte carte false, in Slovacchia, non è dato sapere. Quel che è certo è che il loro viaggio è andato a buon fine: i volontari dell' associazione Gaia li hanno affidati a due famiglie di Milano. Non corrono più rischi.
Davide Carlucci

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